L'essere nel mondo del poeta e l'essere nel mondo del tecnico.
Il poeta cerca di cantare il suo amore per la vita e per gli esseri da cui non si sente distaccato, ma li sente come fratelli, si emoziona e canta insieme a loro. Come Virgilio cantava le api, Come Francesco cantava insieme a tutte le creature.
La poesia è una lode al creato, all'essere, alla vita. Un'accettazione della vita, dello stare al mondo.
(Accettazione della vita non significa accettazione dello stato sociale esistente, anzi, significa critica di questo se lo si avverte contrario al prorpio sentimento della vita e dello stare insieme, come cantavano Dante Ariosto, Parini o Pasolini).
Il pittore come il poeta cerca di cantare la luce, le vibrazioni, il palpito, il sentimento dell'essere uno con il tutto, la meraviglia e la gioia di essere-immerso, di essere-nel-mondo, di Essere.
Il poeta e il pittore, non vedono nel mondo qualcosa da stravolgere, da modificare, da usare, da mangiare etc.
Lo contemplano e godono di questa contemplazione. Ma è una contemplazione estatica che ha il suo fine in sé, un'entelechia, e non in quanto primo gradino di una scienza o di altro sapere da costruire.
Il poeta e il pittore che contemplano, non separano il sentimento che suscita la contemplazione, dall'oggetto contemplato. L'apertura è totale e dunque aperta anche alle risonanze sul sé che comporta la contemplazione. Il sé in quel monento è messo da parte, tutto immerso nella contemplazione e non si sente come distinto dall'oggetto.
Lo scenziato invece deve mettere da parte i suoi sentimenti e concentrarsi solo su ciò che sperimenta come oggettivamente misurabile. Deve mettere da parte la contemplazione, il suo essere poeta e pittore, e concentrarsi solo sulle galileiane qualità primarie.
Ma una volta che si approccia al reala mettendo da parte il suo essere-nel-mondo, fingendosi una mente, un soggetto staccato dall'essere studiato, ecco che l'essere gli si impoverisce e gli diventa oggetto. Oggetto nel senso di cosa separata dal soggetto.
Ma se soggetto e oggetto sono separati, allora l'oggetto è qualcosa senza vita che può essere afferrato, manipolato, modificato per rispondere ai bisogni o ai capricci del soggetto che si erge ormai e si muove come un essere "sopramateriale" tra cose fatte a suo uso e consumo.
Noi viviamo in questa epoca di cose misurabili, modificabili e consumabili e di soggetti misuratori e padroni che vogliono, modificano e manipolano.
Nulla di più inattuale del poeta e del pittore che romanticamente si mettono a contemplare e cantare la gioia di Essere insieme all'Essere.
Se artisticamente contemporaneo è l' essere inattuale cioe' quel fare e pensare diversi dall'ordinario fare e pensare socialmente dominanti e imposti come norma, allora cosa è più rivoluzionario, un poeta e un pittore che cantano le lodi dell'Essere, o un artista contemporaneo che sposta mari e monti, progetta e fa smuovere tonnellate di materia per sottometterla alla sua volontà e alla sua idea a mo' di ingegnere?
Il poeta cerca di cantare il suo amore per la vita e per gli esseri da cui non si sente distaccato, ma li sente come fratelli, si emoziona e canta insieme a loro. Come Virgilio cantava le api, Come Francesco cantava insieme a tutte le creature.
La poesia è una lode al creato, all'essere, alla vita. Un'accettazione della vita, dello stare al mondo.
(Accettazione della vita non significa accettazione dello stato sociale esistente, anzi, significa critica di questo se lo si avverte contrario al prorpio sentimento della vita e dello stare insieme, come cantavano Dante Ariosto, Parini o Pasolini).
Il pittore come il poeta cerca di cantare la luce, le vibrazioni, il palpito, il sentimento dell'essere uno con il tutto, la meraviglia e la gioia di essere-immerso, di essere-nel-mondo, di Essere.
Il poeta e il pittore, non vedono nel mondo qualcosa da stravolgere, da modificare, da usare, da mangiare etc.
Lo contemplano e godono di questa contemplazione. Ma è una contemplazione estatica che ha il suo fine in sé, un'entelechia, e non in quanto primo gradino di una scienza o di altro sapere da costruire.
Il poeta e il pittore che contemplano, non separano il sentimento che suscita la contemplazione, dall'oggetto contemplato. L'apertura è totale e dunque aperta anche alle risonanze sul sé che comporta la contemplazione. Il sé in quel monento è messo da parte, tutto immerso nella contemplazione e non si sente come distinto dall'oggetto.
Lo scenziato invece deve mettere da parte i suoi sentimenti e concentrarsi solo su ciò che sperimenta come oggettivamente misurabile. Deve mettere da parte la contemplazione, il suo essere poeta e pittore, e concentrarsi solo sulle galileiane qualità primarie.
Ma una volta che si approccia al reala mettendo da parte il suo essere-nel-mondo, fingendosi una mente, un soggetto staccato dall'essere studiato, ecco che l'essere gli si impoverisce e gli diventa oggetto. Oggetto nel senso di cosa separata dal soggetto.
Ma se soggetto e oggetto sono separati, allora l'oggetto è qualcosa senza vita che può essere afferrato, manipolato, modificato per rispondere ai bisogni o ai capricci del soggetto che si erge ormai e si muove come un essere "sopramateriale" tra cose fatte a suo uso e consumo.
Noi viviamo in questa epoca di cose misurabili, modificabili e consumabili e di soggetti misuratori e padroni che vogliono, modificano e manipolano.
Nulla di più inattuale del poeta e del pittore che romanticamente si mettono a contemplare e cantare la gioia di Essere insieme all'Essere.
Se artisticamente contemporaneo è l' essere inattuale cioe' quel fare e pensare diversi dall'ordinario fare e pensare socialmente dominanti e imposti come norma, allora cosa è più rivoluzionario, un poeta e un pittore che cantano le lodi dell'Essere, o un artista contemporaneo che sposta mari e monti, progetta e fa smuovere tonnellate di materia per sottometterla alla sua volontà e alla sua idea a mo' di ingegnere?
Testi che avevo in mente nel redigere questa nota:
San Francesco: "Cantico delle creature" , per la gioia di Cantare e l'accettazione di tutte le creature e il far coro con loro.
Hoelderlin, "Iperione", per la gioa dell essere-uno-con-il-tutto, come esperienza umana suprema.
Galileo, per la distinzione tra qualità primare e qualità secondarie.
Feuerbach, "Essenza del Cristianesimo", per la concezione della Contemplazione.
Nietzsche, "Nascita della Tragedia" per l'idea che l' eccesso di apollineo allontani dal dionisiaco e quindi dalla vita e dalla poesia.
Heidegger, Essere e Tempo ed opere successive , per la concezione dell'essere-nel-mondo e dell'approccio tecnicoscientifico come oblio dell'Essere.
Feuerbach, "Essenza del Cristianesimo", per la concezione della Contemplazione.
Nietzsche, "Nascita della Tragedia" per l'idea che l' eccesso di apollineo allontani dal dionisiaco e quindi dalla vita e dalla poesia.
Heidegger, Essere e Tempo ed opere successive , per la concezione dell'essere-nel-mondo e dell'approccio tecnicoscientifico come oblio dell'Essere.
Ciro D'Alessio, 2024.