Proviamo
ad interpretare la pittura come Heidegger interpretava il linguaggio.
Nel
linguaggio l’essere si “dis-vela”. La poesia apre l’essere e
lo “detta”. In quest’orizzonte aperto, dettato dai poeti
vengono alla luce gli enti e, diverso dalla loro somma, l'essere che
si invia come destino declinandosi storicamente.
Non
è così anche per la pittura?
Giotto
non ha “svelato” con le sue pitture che gli uomini vivono in uno
spazio, città, campagne, capanne, case etc? Anche prima gli uomini
vivevano in questi spazi, ma non vi venivano rappresentati, venivano
rappresentati su sfondi stellati. Rappresentandoli, Giotto li
dis-vela, li mette in luce come coessenziali all’uomo.
I
pittori inventori della prospettiva non hanno svelato che lo spazio è
sempre visto da un punto di vista rispetto al quale tutti gli enti si
dispongono in un determinato ordine? Anche prima lo spazio veniva
visto così, ma non riuscendo a riprodurlo in prospettiva, non ve ne
era piena consapevolezza.
Leonardo
non ha svelato che questo spazio non è vuoto, ma pieno di atmosfera,
che colora le figure? Ovviamente l’aria anche prima colorava, ma
solo con Leonardo questa cosa viene osservata e ritenuta importante
nella rappresentazione dell’uomo: L’uomo è un essere naturale,
che vive immerso in un’atmosfera; è da sempre così, ma questa
cosa si svela in pittura, e quindi agli occhi di tutti gli uomini
educati dalle sue pitture, solo con Leonardo.
Michelangelo
non ha “svelato” letteralmente gli uomini, esibendoli nella loro
fisicità, nudità, carnalità? Da sempre l’uomo è nudo, ma
Michelangelo ci ha insegnato che la nudità e la carnalità gli sono
essenziali, e da allora tutti noi vediamo l’ uomo così.
E
così via, ogni grande pittore ha svelato ed insegnato a vedere in
maniera diversa, qualcosa che nel mondo già c’era, ma era velato.
Proprio come i poeti, con la parola, non creano, ma svelano ed
istituiscono le cose, gli enti, staccandoli dall’indistinto
scorrere delle sensazioni.
Non
è dunque anche la pittura disvelamento dell’Essere?
Ciro D'Alessio
