Il significato delle cose.
Un giorno mi recai da un gran maestro di pittura per apprendere quell'arte sublime e carpire tramite essa il significato delle cose.
Abitava su di una mansarda raggiungibile per una tortuosa scala a chioccia. Quella scala separava quello spazio di meditazione e creazione dal caos del mondo. Mentre salivo le sue spire, sentivo di ascendere verso solennità silenziose e profonde, regioni dove tutto si tingeva di azzurre armonie. Quando ne riscendevo i gironi, ripiombavo nel caos della periferia cittadina, rumorosa e polverosa...
Molte cose vi imparai: le atmosfere paradisiache, il legame cromatico tra il cielo e la terra, tra la terra ed il mare, tra la terra ed il fuoco, tra la luce e l' ombra. Sempre quei colori, dati a macchie corpose, si ricomponevano sulla tela come accordi in celestiali composizioni musicali. Tutto era un riposo per l' occhio e per l' anima e la vita su quelle tele scorreva vispa ma serena, appassionata ma in pace con il mondo, proprio come la musica più bella e più toccante.
«Maestro» chiesi un giorno. «Questi paesaggi dipinti sono magnifici, queste figure che giocano celestiali, sembra che abbiate riprodotto il paradiso in terra! O che una volta siate passato di là ed ora, serbandone il ricordo, lo vogliate illustrare a noi tutti per ridestarci la nostalgia ancestrale. Ma ditemi, vi prego, il significato profondo di tanta bellezza. Ditemi il valore ed significato delle cose»
Mentre facevo questo discorso egli continuava a dipingere mettendo, con passione ma ferma consapevolezza, macchie e macchie sulla tela. La risposta alla mia domanda fu solo, dopo un po'.
«Amico considera che sono pittore e non profeta..sigh»
«Ad ogni modo ti voglio dire la mia su questo punto. Domani se ne parla.»
«Amico considera che sono pittore e non profeta..sigh»
«Ad ogni modo ti voglio dire la mia su questo punto. Domani se ne parla.»
L' indomani l'alba era luminosa e rugiadosa ed io seguii il maestro per le campagne poco lontane dalla città. Trovammo un orto coltivato a cavoli e lattughe assolate, che si stagliavano luminose su arbusti più scuri in lontananza, e ci fermammo per dipingerle.
Cominciò il maestro a mettere ombre scure e più fredde sullo sfondo. Poi, pian piano, venendo avanti sulla tela, le macchie sempre più si riscaldavano e prendevano luce. I primi piani, erano un tripudio di ocre e di gialli, di verdi caldi e riverberi rosati. In essi tuttavia ancora si rifletteva qualcosa del cielo e dell'ombra da cui era partito il dipinto, per cui i cavoli non sembravano sospesi nel nulla, ma figli di quella prima ombra. Tra essi e l' atmosfera v'era come un abbraccio amoroso.
«Ti piace, amico?»
«Tantissimo Maestro»
«Bene»
«Tantissimo Maestro»
«Bene»
«Secondo te, allievo, quale è il significato profondo di questi cavoli assolati che vediamo davanti a noi? E di questi dipinti a chiazze e sbalzi sulla tela?»
«Immagino siano un simbolo della perfezione del creato, maestro».
«Immagino siano un simbolo della perfezione del creato, maestro».
«Se fossero simboli, mio caro, ben poca cosa sarebbe la pittura.
Il simbolo è ciò che sta per altro, di più profondo e vero. E' solo un portavoce. Un messaggero. Se la pittura si occupasse di simboli, non si occuperebbe di ciò che vi è di più profondo e vero, ma solo dei loro portavoce»
Allora il maestro si avvicinò ad un cavolo verde e bianco. Foglie ancora umide di rugiada scintillante. «Pensi tu che questa creatura sia simbolo? E che io la dipingo perché simbolo?»
Confuso, non risposi.
Confuso, non risposi.
«Non è un simbolo. E' un cavolo. E' questo cavolo. Questo cavolo baciato dal sole e bagnato di rugiada che io e tu contempliamo qui e adesso.»
«Ecco il significato degli esseri.» Pausa.
«Se significato è rimandare ad altro di più possente e importante, come il nome rimanda alla cosa, allora gli esseri non hanno significato, perché non vi è essere più possente e più importante di altri. Tutti gli essenti sono egualmente essenti, e tutti in quanto tali degni.»
Queste ultime parole pronunciate con tono solenne e maestoso.
«E dunque tutti degni di essere dipinti. Dal cavolo al principe, non vi è differenza per chi sappia ascoltare in profondità le vibrazioni dell'essere»
Ascoltai col dovuto silenzio e rispetto.
«Se significato è rimandare ad altro di più possente e importante, come il nome rimanda alla cosa, allora gli esseri non hanno significato, perché non vi è essere più possente e più importante di altri. Tutti gli essenti sono egualmente essenti, e tutti in quanto tali degni.»
Queste ultime parole pronunciate con tono solenne e maestoso.
«E dunque tutti degni di essere dipinti. Dal cavolo al principe, non vi è differenza per chi sappia ascoltare in profondità le vibrazioni dell'essere»
Ascoltai col dovuto silenzio e rispetto.
Tornando dalla campagna mi fermai a meditare sulle parole del pittore. Questo ramo, questa foglia, questi passi cominciarono a piacermi per loro stessi e non per i significati che potrebbero avere. Quell'amico, cominciava a piacermi per se stesso e non per le sue idee, per la sua storia, il suo ruolo, nemmeno per il suo essere persona.
«Persona» ricordava il maestro « è una maschera. Vorresti tu essere rispettato e riconosciuto nel tuo valore per la maschera che porti? No? Allora lascia stare la persona. E pretendi per te stesso, e riconosci agli altri, rispetto e dignità per quello che sei semplicemente e senza rimandi a presunte realtà più profonde. Questo è il significato profondo delle cose, che esse valgono per se stesse, nel loro essere sensibile e non per i significato metafisici a cui rimanderebbero. Diffida della metafisica»
Sempre me ne andavo dalle lezioni di questo maestro con la testa in subbuglio, piena di nuovi interrogativi e di ribaltamenti di concetti che davo per scontati.
Ma ero deciso, nei giorni successivi a chiedere chiarimenti e a ridiscutere energicamente col maestro!
