domenica 12 aprile 2009

L' arte è finzione.



L' arte è finzione.
In essa infatti vengono a comporsi quegli elementi che nella realtà non si compongono.
L' arte non è universale né particolare, perchè essa non è altro che la rappresentazione del gioco dialettico in cui il paqrticolare si fa universale e l'universale si invera nel particolare.
La singola nota si intona con le altre e si compone con esse in armonie e melodie. La pennellata, o la linea, o la regione colorata si inseriscono in un tutto armonico nella composizione pittorica. La parola, in poesia, si colloca in posizioni ben precise.
Anche quando è espressione della più sfrenata libertà dell'autore, nell'opera la libertà prende forma e si cristallizza in rapporti determinati.
In un opera d'arte le parti, gli elementi particolari che la compongono, stanno in un determinato modo, hanno un determinato senso, e non possono cambiarlo a a piacimento se non distruggendo del tutto l'opera. Gli elementi particolari di un opera d' arte non sono cioè mai superflui , mai gratuiti. È questo che distingue radicalmente l'arte dalla realtà, in quanto nella realtà il particolare, le nostre esistenze particolari, sono di fatto gratuite, non hanno orizzonti di senso superiori in cui inserirsi ed in cui trascendersi nell' universale. Nell' esistenza siamo gettati.
La grande gioia che ci viene dalla contemplazione delle opere d' arte è proprio la gioia di vedere invece un insieme di cose che hanno senso, che si incastrano l'una nell'altra, che hanno compiutezza, che non sono inutili e futili come la nostra esistenza particolare.
L'arte è dunque conoscenza del reale?
L'oggetto artistico e l'oggetto reale si mostrano ora una differenza ontologica che li distingue nettamente; nella realtà il particolare non si dialettizza con l'universale, ma ne rimane scisso.
La realtà è scissione.
Hegel credette che le scissioni della realtà fossero poi ricomponibili, e quindi l'arte non era che una figura futurorum della filosofia dove invece avveniva la reale conciliazione di particolare ed universale.
Se noi però no crediamo più al mito hegeliano della riconciliazione del particolare e dell'universale nel sapere assoluto, allora l'arte non è più prefigurazione della filosofia, ma qualcosa che ne è molto lontano, perché in arte si realizza, a livello immaginario e di finzione, quell' anelito al superamento della particolarità che la filosofia, disincantata, ci dice non essere possibile.
E qual è dunque il rapporto dell'arte con la verità?
Se verità è il resoconto disincantato della condizione dell' uomo, allora l'arte non dice la verità. 
E' essa allora menzognera? Sarebbe menzognera e bugiarda solo se pretendesse di spacciare la sua finzione per verità! Se dicesse; il mondo è come io ve lo rappresento.
Ma quando è consapevole del suo carattere di finzione, allora essa non è menzognera.
Ma se invece per verità non si intende solo la descrizione della situazione esistente ed esistenziale, ma gli aneliti degli esistenti, allora l'arte può essere considerata in qualche modo foriera di verità, nella misura in cui si fa portatrice e realizzatrice, nella consapevole finzione, di desideri e spinte profonde, che nella realtà non trovano sbocco.
La scoperta che l'arte e la realtà non son la stessa cosa viene fatta a fine ottocento inizio novecento. Come conseguenza gli artisti cominciarono a considerare mendace e conservatrice l'intera arte del passato, e cercarono di andare dietro alla realtà. La storie delle avanguardie può essere vista come la storia di un tentativo dell'arte di farsi veritiera; i cubisti ad esempio rappresentando le varie sfaccettature di un oggetto, miravano a darne un resoconto che si sottraesse alle leggi illusorie della prospettiva, e che quindi fosse più fedele alla cosa stessa.
Altri fecero altre cose a seconda di dove si credesse che fosse l'essenza del reale. Miravano ad un arte essenziale che cogliesse solo l' essenza del reale.
Per quanto siano stati grandissimi ed il loro lavoro abbia davvero liberato l'arte da ogni preconcetto e pregiudizio, essi non riuscirono nel proprio intento.
Avevano evidentemente una concezione molto ingenua della realtà per pensare che di essa si possa cogliere l' essenza. L' essenza infatti, non appartiene alla realtà, ma agli oggetti dello spirito; agli oggetti di conoscenza, ed agli oggetti d' arte appunto!
Essenza infatti è come dire il nocciolo universale che si nasconde dentro la particolarità delle cose; ma questo nocciolo universale nel particolare non c' è in realtà.
Nella realtà, nella realtà delle esistenze, il particolare è slegato dall'universale, è solo, è arbitrario.
Lo aveva già detto Nietzsche a fine ottocento, ed aveva addirittura invitato ad amare questa condizione di insensatezza dell'esistenza.